La post produzione fotografica

Post produzione: si o no?

E' giusto modificare in un secondo momento le foto che scattiamo?

Purismo o manipolazione delle immagini?

Il fotografo, grazie alla post produzione, ha l'opportunità di apportare modifiche alle immagini. Questa pratica era già presente quando le foto in bianco e nero erano l'unica espressione della fotografia e la camera oscura era il posto in cui avveniva la "magia".

La camera oscura era quel magico posto, con quel suo fascino unico,  dove le foto potevano diventare immagini uniche. Questione di chimica, di luce e di "tatto".

Poi con l'avvento del digitale e lo sviluppo di software sempre più completi e performanti, le operazioni che siamo in grado di compiere sono diventate quasi infinite. Si passa dal raddrizzare una foto all'eliminazione totale di alcuni elementi presenti nella fotografia. In alcuni casi poi, in base alla maestria del grafico (l'ho voluto chiamare appositamente così), è praticamente impossibile accorgersi della sottrazione o della alterazione.

In questi anni ci sono state parecchie discussioni a riguardo sulla convenienza o meno del fotoritocco. L'argomento di per se è parecchio delicato; molti lo inquadrano sotto il profilo prettamente artistico (condivisibile a mio avviso in alcuni casi specifici, chiaramente e preventivamente spiegati) altri sotto quello etico.(e non è la prima volta che si parla di etica in fotografia).

E non sono pochi i casi controversi che vedono il fotoritocco come protagonista; qualche anno fa, per esempio, scoppiò un caso eclatante in seguito alla scoperta di una contraffazione della  foto che aveva vinto un concorso di fotografia di un noto marchio, aggiungendo l'aereo che non era presente nella foto originale (vedi la foto in alto a sinistra). In quel caso, a dire il vero, la manipolazione non fu nemmeno sofisticata, tanto che furono in molti ad accorgersi del misfatto. Per la cronaca la foto venne poi eliminata, e le regole di partecipazione cambiate in seguito.

E non mancano alcuni esempi illustri di fotografi messi in difficoltà da loro scelte in fase di post produzione. E' il caso di Harry Fisch, per esempio, che si vide squalificato da un concorso indetto dal National Geographic per aver eliminato un sacchetto di plastica (ininfluente tra l'altro) dalla foto originale. Analogamente Narciso Contreras, fu messo alla porta dalla Associated Press, (con conseguente cancellazione di ogni sua foto passata) per aver eliminato dalla scena di una foto una fotocamera posta nell'angolino in basso che avrebbe potuto distrarre l'occhio dell'osservatore.(una di 5 foto di una serie premiata con il prestigioso premio Pulitzer conseguito da lui e da altri 4 fotografi insieme a lui) 

Le leggi erano chiare in entrambi i casi, ed anche se effettivamente le manipolazioni non hanno stravolto, ne apportato significative modifiche alla foto, gli editori hanno usato il pugno duro, probabilmente come monito per eventuali contraffazioni future.

Critiche durissime ha ricevuto pure il famoso Steve McCurry per aver usato in maniera piuttosto massiccia un noto programma di fotoritocco. Lui si giustifica dicendo di essere uno Storyteller e non un Fotoreporter, ed ha comunque sostenuto, che visto il polverone alzato, in futuro si sarebbe impegnato ad un uso limitato di photoshop e affini.

Sorte diversa hanno avuto i colleghi Brian Walski con il Los Angeles Time e Bryan Patrick con la National Professional Photographic Association che si erano macchiati del "reato" di aver creato artificialmente una situazione mai accaduta nella realtà. Considerando che si tratta di due fotoreporter professionisti e che nel fotoreportage non sono ammesse manipolazioni il licenziamento è la normale conseguenza ai fatti.

Ma nella realtà di tutti i giorni come ci si deve comportare?

Con la fotografia analogica la post produzione era effettuata, giustamente, solo dai professionisti, e nella maggior parte dei casi veniva utilizzata in casi estremi. Ma ora con photoshop e con gli altri software gratuiti il fotoritocco è praticamente accessibile a chiunque. Pure con lo smartphone è possibile modificare le foto.

E quindi in rete si trova di tutto ormai, dai cieli impossibili ai tramonti variopinti più di un pappagallo amazzone. HDR a dismisura e manipolazioni di ogni tipo, che aggiungono o eliminano elementi senza nessun senso.

Io personalmente non lo uso photoshop, non amo ritoccare le foto. Mi infastidisce farlo.

Se devo dirla tutta trovo noiosa tutta la post produzione. Per una mia abitudine comunque devo sempre spendere un po' del mio tempo con la post produzione, perché scattando in RAW devo convertirle in JPG e nel farlo, talvolta se necessario, apporto alcune migliorie (contrasto, raddrizzamento,temperatura colore e cose del genere).

Ora io non mi sento di condannare la post produzione a priori, ma l'esagerazione o lo stravolgimento non sono da me contemplati. Oltre a trovarla una soluzione noiosa e lenta non mi piace l'effetto finale di quelle foto, per esempio, dove il contrasto è talmente elevato da vedere ogni minima ruga (anche inesistente) in un volto tanto dal renderlo "finto", così come quei cieli, così carichi, così innaturali. Probabilmente non c'è una soluzione a questo dilemma, non c'è una linea di demarcazione tra  giusto e sbagliato; ma c'è per fortuna quello tra bello e brutto.

Basta avere un po' di buongusto in fondo

 

 

 

Scrivi commento

Commenti: 0