I Maestri della Fotografia : FRANCO FONTANA

Franco Fontana nasce a Modena nel 1933; è un fotografo eclettico ed innovativo, che si riconosce facilmente per geometrie e colori, aspetti che padroneggia in maniera esemplare.

Nei suoi scatti possiamo sempre trovare un messaggio positivo : "In generale le mie foto non sono angoscianti, sono felici, solari. C’è la gioia del colore, che è un’attitudine di vita."

Nel corso di una intervista per il National Geographic Franco Fontana spiega l'attenzione per la geometria : "In ogni situazione cerco la significazione, la sintesi delle cose affinché da oggetto diventino soggetto, e il compito della fotografia creativa non è illustrare o rappresentare ma esprimere."

E non è un caso che lui scatti solo fotografie a colori, la sua è una scelta ben definita e motivata : ”Fotografo il colore perché fortunatamente vedo a colori : ritengo il colore più difficile del bianco e nero, che è già un'invenzione perché la realtà non è mai accettata per quello che è a livello creativo e conseguentemente va reinventata. Il mio colore non è un'aggiunta cromatica al bianco e nero ma diventa un modo diverso di vedere, essendomi liberato da quelle esigenze spettacolari che hanno caratterizzato la fotografia a colori, accettando il colore come un traguardo inevitabile nell'evoluzione della fotografia.”

Inizia a fotografare, come fotoamatore, nel 1961, e da subito lo fa studiando l'estetica ed enfatizzando il colore attraverso la geometria e viceversa. E' spinto dall'amore per la fotografia, non cerca un genere o un soggetto specifico, ma fa delle ricerche, studia le forme ed i colori, in netta antitesi con la moda del momento incentrata sull'astrattismo del bianco e nero. Nel 1963 espone i suoi lavori per la prima volta, alla Terza Biennale Internazionale del Colore a Vienna.

Nel 1965 Popular Photography pubblica il suo primo portfolio.

Negli anni successivi espone i suoi lavori prima a Torino, nel 1965 alla Società Fotografica Subalpina e poi, nel 1968 nella sua Modena per la Galleria della Sala di Cultura che gli varrà i primi riconoscimenti di stima da parte della critica e del grande pubblico.

Da quel momento vincerà una numero impressionante di prestigiosissimi premi internazionali, compresa la Laurea Magistrale ad Honorem dal Consiglio della Facoltà di architettura del Politecnico di Torino in Design eco compatibile nel 2006, e parteciperà a mostre ed esposizioni personali e collettive in ogni angolo del pianeta.

"Considerato un maestro del colore, nel corso della sua lunga carriera ha dimostrato di essere un fotografo molto eclettico: mai fossilizzato su un genere in particolare, si è cimentato con il paesaggio, con il nudo, con il reportage, con la fotografia fine art e con le polaroid, senza disdegnare la pubblicità, la moda o altri lavori commerciali. Le sue opere sono state pubblicate su oltre 40 libri fotografici e sono state oggetto di centinaia di mostre in Italia e all'estero, dal Museum of Modern Art di New York al Musée d'Art Moderne di Parigi, all'Australian National Gallery di Melbourne. Ha collaborato con le maggiori testate mondiali (da Vogue a Time a Frankfurter Allgemeine, per citarne alcune), ha tenuto workshop e conferenze in tutto il mondo ed è direttore artistico di diversi fotofestival nazionali." (Fonte National Geographic)

"Ho iniziato cinquant'anni fa come fotoamatore e ho continuato per amore della fotografia con il cuore, il pensiero e la passione. Il mio primissimo approccio fu con una macchina presa a noleggio, una Kodak Retina che affittavo nei fine settimana così, per curiosità. Un mese dopo comprai una Pentax dallo stesso rivenditore, a 5.000 lire al mese. Per me comunque la fotografia non è mai stata una professione: è la mia continua realtà, che dona qualità alla mia vita."

"Ero uno dei quaranta fotografi invitato dalla Lustrum Press, gestita da Ralph Gibson, a contribuire a un libro che si chiamava Contact. Però doveva essere un lavoro in bianco e nero e non è che io l’amassi. Per rifiuto, ho cominciato a fare questa idea di bianco e nero fotografando le ombre perché l’ombra è nera, il contrasto della luce. E nello stesso tempo fotografavo anche a colori le stesse cose, per cui il rifiuto è diventato un grosso lavoro sulle ombre a colori. Proiettano presenze e assenze, c’è e non c’è."

(Fonte: intervista rilasciata per Nikon School)

La sua positività e la sua umiltà sono noti a tutti, ed in molti suoi lavori o interviste è facilmente individuabile il suo messaggio pulito, chiaro, semplice. Il suo amore per la fotografia e la sua umiltà, uniti al suo immenso talento per la percezione geometrica e l'uso del colore lo rendono amato e apprezzato in tutto il mondo. Tiene centinaia di workshop e conferenze, e le suo opere sono state esposte ovunque, eppure lui stesso non si definisce un maestro :

"Quando io faccio i miei corsi, non vado là a insegnare, a fare il profeta. Dico sempre che non posso insegnare niente, se non a diventare quello che sono loro, a prendere coscienza di sé. Farli diventare quello che sono, non quello che vorrebbero diventare. Sono là come allievo anch’io, voglio rimanerlo tutta la vita. Andando a insegnare imparo. La conoscenza è come l’orizzonte, continui a camminare ma non ci arrivi mai. La meta è dietro, non davanti. Prima di diventare, devi essere. Non si devono fare le foto delle foto, i miei allievi non devono diventare dei Fontanini. 

Uno dei tanti esercizi che faccio fare, per testimoniare la loro sensibilità, è quello di cercare il rosso, andare in giro a fotografare il rosso che da oggetto deve diventare soggetto. Per identificare il colore, se togli per esempio il rosso dall’immagine, decade l’interesse per il colore in quell’immagine. L’importante è significare il colore, non è la pellicola che fa il colore, sei tu. Non mi interessa la bella foto, ma quella buona. Se tu disegni un punto nero sul foglio bianco, tutti vedono un punto nero non il grande spazio bianco.

 Nessuno vede il foglio bianco, perché il punto nero diventa il soggetto. Diventa l’identità, il protagonista in un contesto ampio. Tornando al rosso, io lo faccio fotografare con lo stesso significato del punto nero. Devono andare in giro a trovare il rosso. Cioè il meno che significa il più, come diceva Sant’Agostino. In sostanza, togliere per aggiungere. In quel meno alla fine c’è il più. Quando vanno in giro, dopo dieci quindici foto, vedono il rosso dappertutto. Perché l’hanno trovato. Perché le cose non le devi mica andare a cercare, se non ce l’hai dentro di te. Se non le hai già trovate, cosa vai a cercare? Il vuoto?"

(Fonte: Intervista rilasciata per Nikon School).

Non parla mai del mezzo fotografico, per lui ha poca importanza, o una importanza comunque molto marginale. Non dice che macchina fotografica usa o quella con la quale si è trovato meglio. Ha collaborato con diversi marchi senza farsi mai conquistare da nessuno di essi o farsi "comprare" da qualcuno di essi. 

"Non ho mai accettato di firmare contratti, neppure con Vogue America e c’è chi si venderebbe la nonna o la mamma pur di avere un contratto del genere!"

In una recente intervista spiega il suo tipo di obiettivo preferito :

"Il teleobiettivo, per esempio, rende bidimensionale l’immagine. L’occhio lo vede, ma non lo significa. Quando punti il teleobiettivo, dato che ha queste focali a lunga distanza, la prospettiva non esiste più. Diventa bidimensionale. Ti permette di fare una selezione di tutta questa materia che ci gira attorno. La materia prima gira intorno a noi, si disperde nello spazio senza significato se tu non la puntualizzi.

Il teleobiettivo ti permette di individuare e di significare quello che si vuol fare, il tuo lavoro.

Crea una situazione che l’occhio non è abituato a vedere, un invisibile che diventa visibile."

Chiudo l'articolo lasciando a voi le considerazioni finali di questo grande fotografo, che ancora è in attività e che dispensa ancora ottimi spunti per le generazioni future, attraverso la lettura di due sue riflessioni, che ritengo molto significative:

"Per me la fotografia non è mai stata una professione: è la mia continua realtà, che dona qualità alla mia vita."

"Per la me la fotografia rimane sempre un pretesto: è una parte di te stesso che va a testimoniare il tuo mondo, che sia un paesaggio o un essere umano. Infatti ho significato la mia testimonianza nel paesaggio naturale, nel paesaggio urbano, nelle ombre, nel nudo femminile, nella gente e nei ritratti."

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