I Maestri della Fotografia : WALKER EVANS

Oggi andiamo a conoscere uno dei più importanti fotoreporter del '900, Walker Evans, che iniziò la sua carriera fotografica nel periodo della grande depressione degli Stati Uniti. Alcuni suoi scatti, di quel buio periodo, gli valsero la notorietà e l'attenzione da parte di pubblico e critica.

Nato a Saint Louis nel 1903 da una famiglia benestante, Evans intraprende gli studi in funzione di una carriera nel mondo della letteratura. Va a studiare pure un anno alla Sorbonne di Parigi, ed al suo ritorno, resosi conto di non poter sfondare in quel mondo, si dedica alla fotografia.

E' stato uno dei primi fotografi a capire l'importanza del libro fotografico, soprattutto in funzione del racconto di una storia.

Capisce fin da subito infatti la forza che hanno un messaggio o una storia quando c'è sinergia tra immagini e parole.

Ha descritto e immortalato la società americana del suo periodo, mostrandone i volti, le case ed i paesaggi. La sua non era una mera fotografia documentarista; Evans adotta lo stile documentarista, ma lo plasma e lo rende una denuncia della condizione umana e delle strutture sociali di quel periodo. La sua è una vera e propria fotografia di denuncia sociale.

"Walker Evans lavorò a stretto contatto con molti scrittori americani e non abbandonò mai la scrittura. Fu assunto come redattore dalla rivista Fortune ed elaborò la forma dei “foto-saggi”: articoli composti da fotografie e testi in base ad argomenti da lui individuati, sviluppati e impaginati. Sono immagini riprese da treni in corsa, oggetti di uso quotidiano, cartelloni pubblicitari. Quella cara vecchia America che stava cambiando per entrare nella sua fase pop, come avrebbe riconosciuto Andy Warhol, suo grande ammiratore." (Fonte www.fotografiaeuropea.it)

Inizia ad occuparsi di fotografia nel 1928, realizzando una serie di scatti mentre viveva a Ossining, New York.

Nel 1930 pubblica le sue prime 3 foto, ritraenti il Ponte di Brooklyn, e nell'anno successivo, sponsorizzato dall'amico Kirstein, esegue alcuni scatti delle case in stile vittoriano di Boston.

Nel 1933 realizza un eccezionale reportage di Cuba durante la dittatura di Machado, dove mostra la vita di strada, i mendicanti e la polizia. Conosce Hemingway, con il quale trascorre del tempo al bar dove intavolano lunghe chiacchierate.

Evans ed Hemingway si aiutarono vicendevolmente durante la sua permanenza sull'isola. Evans, lasciò anche alcune stampe, contenenti immagini del difficile momento che stava attraversando Cuba, all'amico scrittore, temendo per la sua incolumità. 

Una volta tornato negli Stati Uniti alcuni suoi lavori furono pubblicati nel libro di Beals.

Il nascondiglio contenenti le immagini lasciate ad Hemingway a La Havana fu scoperto solo nel 2002 e le stampe furono esposte a Key West.

 "Il Walker Evans che conosciamo è soprattutto, se non esclusivamente, quello di American Photographs, e di Let Us Now Praise Famous Men, fatto a due mani e due occhi con James Agee e del lavoro per la FSA (Farm Security Administration) fra le due guerre. In subordine, e quasi come una curiosità sperimentale, si cita a volte il suo lavoro sui volti dei passeggeri nella metropolitana.

Ma c’è un altro Walker Evans, più vero e sorprendente e profondo, che dentro quella cornice autoriale-artistica non poteva entrare, perché ne avrebbe messo profondamente in crisi i fondamenti teorici." 

(Fonte Michele Smargiassi per LaRepubblica.it) 

Nel 1938, un po' in malo modo, termina la collaborazione con la FSA (che nel frattempo è  profondamente cambiata, migliorata grazie al suo lavoro) e inizia a collaborare con Helen Levitt (sarà il suo mentore) per il progetto Subway Portraits. Evans, grazie ad una Contax da 35mm nascosta sotto il cappotto fotografa gli ignari passanti solo come "pure recordings".

Aspetterà vent'anni prima di pubblicare le foto; aveva paura che qualcuno dei suoi ignari soggetti potesse covare sentimenti di  rivendicazione nei suoi confronti.

Sempre nel 1938 si tenne la prima mostra personale di un solo fotografo al Museum Of Modern Art di New York. 

La mostra contiene un centinaio di fotografie e il montaggio è quanto di più libero si possa immaginare e rispecchia la sua persona.

Fu un pioniere della straight photography, letteralmente "fotografia diretta" (qualunque cosa in grado di alterare la fotografia rende automaticamente meno puro lo scatto e, quindi, meno vero) in netta contrapposizione al pittorialismo.

"Un mondo corale, una narrazione profondamente radicata nel sociale. Fu questa la lezione che più incise nella storia della fotografia, una lezione che andò a modificare le comuni concezioni estetiche della fotografia nell’attualità. Nell’esperienza della FSA l’influenza di Evans fu fondamentale. Questo infatti trasformò un organo di ricerca statunitense, volto all’approfondimento delle situazioni economiche e al monitoraggio delle vite nelle campagne, in una esperienza unica per il mondo della fotografia, per la storia dell’arte e per le influenze che, indubbiamente, ebbe sulle generazioni future di fotografi nel mondo.Finita in modo non del tutto piacevole la collaborazione con la FSA, Evans dal 1943 al 1965 lavorò come giornalista e fotografo, per la rivista Time."

(Fonte www.cultframe.com)

 

In quello stesso anno diventa professore di fotografia alla Facoltà di Graphic Design alla Yale University School of Art.

Scatta quasi esclusivamente in bianco e nero, ma non per scelta; vive nell'epoca del bianco e nero e racconta il quotidiano in bianco e nero. 

Ma non rimane legato all'assenza del colore, infatti non si tira indietro di fronte alla sperimentazione con la pellicola a colori.

Nel 1966, dopo quasi trent'anni,  raccoglie e pubblica in un libro intitolato "Many are called" le foto scattate nella metropolitana di New York nel 1938 con la sua Contax da 35 mm.

Nel 2004,in occasione del centenario della metropolitana di New York, il libro fu ripubblicato.

"Evans ricerca il dettaglio visivo, non fine a se stesso, ma capace di rivelare le tracce dell’uomo e della sua presenza. Gli oggetti inanimati, un paio di scarpe al centro dell’inquadratura, una crepa su un muro, diventano simboli del mondo di cui fanno parte e delle persone che in quel mondo vivono. Il suo sguardo riesce a donare agli oggetti quotidiani e banali non solo bellezza ma anche, e soprattutto, dignità. E una sorta di mistero che sprigiona dalla semplicità ambigua di ogni immagine. Come le foto di laceri manifesti pubblicitari che, nelle strade deserte o addirittura negli interni poverissimi delle case contadine, continuano a propagandare, in modo quasi sinistro, un virtuale American way of life, strappato via dal tempo e dalla realtà economica."

(Fonte Mediastudies.it)

Evans morì nella sua casa di New Havens, Connecticut nel 1975.

Nel 1994, l’eredità di Walker Evans trasferì le sue proprietà al The Metropolitan Museum of Art di New York. The Metropolitan Museum of Art è l’unico titolare dei diriti d’autore per tutte le oepre d’arte di Walker Evans. L’unica eccezione è rappresentata da un gruppo di circa 1000 negativi nella collezione della Library of Congress, che vennero prodotti per la the Resettlement Administration (RA) / Farm Security Administration (FSA). I lavoro di Evans per RA e FSA sono di dominio pubblico.

Nel 2000 Evans fu ammesso nella St. Louis Walk of Fame. (Fonte Wikipedia)

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