Concorsi Fo(t)tografici

 A chi non è mai capitato di leggere, sui vari social, di concorsi aperti a tutti?

 Ci sono concorsi per tutte le categorie: concorsi di bellezza, concorsi canori, concorsi di stranezza, concorsi letterari, concorsi culinari e pure concorsi fotografici. Molti di questi sono gratuiti e le vincite, solitamente, sono di poco conto; si va dalla partecipazione che ti garantisce un po' di visibilità mediatica su qualche sito o pagina social, a qualche buono spesa per il sito di e-commerce più famoso al mondo, fino alla fantastica opportunità di vincere davvero dei premi in denaro sonante (nei casi più rari).

 Molti di voi che leggono, ed anche io, abbiamo fantasticato almeno una volta su una possibile vincita; chi non ci spera?

 E che c'è di male, in fondo, a coltivare un pizzico di sana rivendicazione del nostro talento cristallino? E poi..."tentar non nuoce", ci saremo anche detti. Si, perché chi non risica non rosica.

 Ed effettivamente mettersi alla prova non è poi mica reato, e non c'è nulla di cui vergognarsi!

 Ma quanti di voi hanno realmente partecipato? Perché, se dobbiamo dirla tutta, non sempre i regolamenti sono chiari; per non parlare delle nuove modalità dei concorsi che si basano sui like, e se sei un asociale cronico con 7 amici e 0 persone che ti seguono sei già spacciato prima ancora di iniziare. Che poi, a dirla tutta, queste non sono altro che campagne di marketing, che sfruttando l'ego ed i contatti (migliaia) che ognuno di questi "partecipanti" può garantirgli, in modo molto “easy” e con una minima spesa, riescono ad acchiappare un numero impressionante di interazioni, visualizzazioni e like.

 Fin qui è tutto ancora, più o meno, "normale", ma attenzione, la truffa è dietro l'angolo.

 Ora vi racconto di uno strano concorso che 4 anni fa mi incuriosì. Ve ne parlo perché, giusto oggi, controllando la posta elettronica, ho trovato un loro nuovo messaggio che esordiva così: "Vuoi pubblicare i tuoi scatti?".

 Premettendo che essendo passati solo 4anni mi ricordo benissimo di loro, la domanda che mi pongo è: ci sono o ci fanno? Ma andiamo dritto al sodo.

 Dunque, nel 2017, non ricordo se su instagram o su facebbok, vidi la pubblicità di questo concorso, che io per comodità chiamerò "Immondi e paranoie". Il nome non è questo, ovviamente, ma sono sicuro che riuscirete ugualmente a capire di quale si tratta. Siete astuti voi, lo so.

 Ed a proposito di astuzia, questo concorso mi sembra proprio una roba concepita da gente dalla dubbia moralità, probabilmente, ma dalla sicura furbizia (da notare che ho volutamente usato la parola furbizia non astuzia).

 Il concorso in questione, edito da una semisconosciuta casa editrice (non so se lo sia realmente) che io, sempre per comodità, chiamerò "Piaghe", definiva i termini del concorso, dove per parteciparvi bastava inviare una foto, della quale si doveva essere gli autori, ed alla quale si sarebbe dovuto accompagnare qualche verso, che non esprimesse necessariamente una qualche relazione con l'immagine. Si trattava di coniugare una immagine con delle parole. Semplice ed anche stimolante, ma soprattutto alla portata di tutti, che è quello a cui loro ambiscono: tutti. Più siamo e meglio stiamo (come diceva Renzo Arbore in un noto programma tv giusto qualche annetto fa).

Partecipai con questa foto e con qualche riga a proposito della pioggia (che non ricordo, probabilmente per fortuna). 

Come si può immediatamente notare, non è un granché; sebbene non mostri difetti tecnici, la foto in se non dice molto. Anzi, praticamente nulla.

Perché scelsi questa foto? Semplicemente perché volevo capire se questo contest fosse realmente affidabile e serio. Mi ero prefissato di scegliere almeno una foto che non presentasse evidenti difetti tecnici e che rispondesse a questi semplici regole: doveva essere recente; doveva essere stata scattata all'estero; non avrebbe dovuto avere con il sottoscritto un legame emotivo (perché partecipando avrei si mantenuto i diritti, ma loro avrebbero potuta usarla sempre, senza dovermi corrispondere un fico secco); doveva prestarsi ad una semplice frase come chiedeva il concorso.

Sicuramente avrei potuto scegliere di meglio. Ma non avevo velleità di vittoria, volevo solo vederci chiaro. Avrei atteso la fine del concorso consapevole della mia disfatta.

Una volta caricata la foto, andai a vedere le immagini che erano in lizza, ero curioso e volevo vedere quali erano le proposte degli altri autori.

A questo punto, sorprendentemente, rivalutai il mio "capolavoro". Considerando le altre, non era poi malaccio la mia. Ma c'erano comunque 4-5 foto che mi avevano colpito molto, erano davvero belle. Avevo trovato le papabili vincitrici.

 

Ma ad un certo punto ci fu una svolta. A qualche giorno dalla chiusura del concorso mi arriva una telefonata, un numero con un prefisso di un'altra regione: rispondo, è una impiegata della casa editrice. Iniziano a farmi tanti complimenti dicendo che la mia foto, tra tutte, è una delle loro preferite, una di quelle che potrebbe vincere il concorso. Ne stanno ancora discutendo. Fa una pausa; "davvero una foto ben eseguita", aggiunge, "ed in perfetta sintonia con la frase scelta", conclude.

Proprio quella memorabile frase, appiccicata alla foto, solo per partecipare al concorso (talmente memorabile che nemmeno io la ricordo più). I complimenti fioccano, e più fioccano e più mi insospettisco. Possibile che quella foto, priva di carisma, possa davvero averli colpiti a tal punto? 

A questo punto ho anche iniziato a pensare che, forse, le altri frasi erano davvero ridicole e che, forse, la mia che era un minimo sensata e ponderata avesse influito più della foto. 

Ad un certo punto si inizia a parlare di opportunità. Io insieme ad un'altra manciata di fortunati concorrenti, avremmo avuto la grande opportunità di vedere le nostre foto, più altre 10 o 15, se non non ricordo male, stampate e pubblicate da loro in un unico volume. Mi chiedono circa 350 € per questa grande opportunità. TRECENTOCINQUANTA EURO.

Vinco, perché gli piace, ma in cambio devo corrispondere 350 € per pubblicare 5 miei scatti insieme a quelli di altri 15 sconosciuti. Figo no? Assolutamente NO.

Che poi...chi avrebbe comprato un libro con foto discutibili di 15 perfetti sconosciuti? Nessuno.

Che poi, per rientrare dalla spesa fatta, se anche avessi accettato, avrei dovuto vendere circa un migliaio di copie. Follia pura.

Chiamiamola follia, per comodità.

Ovviamente non accettai. Ovviamente non vinsi, ed ovviamente i primi 3 posti (a dire il vero i primi 30), erano occupati da foto normali. Casualità?

Chiamiamola casualità, così, per comodità.

 

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