La fotografia ai tempi del Covid-19

Se qualcuno 6 mesi fa mi avesse detto quello che è successo e che  stiamo vivendo non ci avrei mai creduto. 

"Sei sicuro di stare bene?"  Probabilmente avrei risposto così (ora sarebbe poco rassicurante anche solo chiederlo).

Eppure...

Eppure è successo davvero; fuori c'è la pandemia e per chi, come me, aveva uno o più hobby da praticare all'aria aperta c'è stato un brusco stop.

Il lockdown ha cambiato radicalmente le nostre abitudini, almeno per il momento.

Niente più sessioni fotografiche, o shooting (sembra più figo scritto così) all'area aperta, niente sport di squadra, niente aperitivi in centro, niente viaggi (nemmeno per tornare a casa se hai la residenza dove lavori e non dove sei cresciuto ed hai la tua famiglia).

Niente di niente.

Ma soffermiamoci sulla fotografia e su alcuni suoi aspetti senza dilungarci oltre sul virus.

Più specificatamente parlerò delle abitudini, le mie, che sono cambiate conseguentemente alla pandemia.

Partiamo dal fatto che la fotografia è per me una vera passione, non posso definirla diversamente, visto che oltre a studiarla e "praticarla" ho deciso di descriverla in questo blog.

Non sono mai stato un tipo da studio fotografico, ma da un po' di tempo ho iniziato a cimentarmi, vuoi anche per necessità, nei generi del ritratto fotografico e dello still life. Prima di allora la fotografia è sempre stata per me, allo stesso tempo, causa ed effetto delle mie escursioni.

Per me, come molti di voi che state leggendo, non esiste un viaggio senza l'inseparabile macchina fotografica. Non importa quanto lungo sia; che si tratti della consueta gita fuori porta verso il paesino limitrofo, o che si tratti di cambiare continente il problema non si pone, lei c'è. Prima ancora della biancheria e della sua quantità, i miei pensieri vanno a quali e quanti obiettivi portarmi dietro. "Meglio andare con la borsa, che è più discreta, o meglio lo zaino, che è più versatile?" E poi ancora: "Ci entrerà il treppiedi nel bagaglio a mano?" "Mi servirà il flash o sarà meglio portare un obiettivo più luminoso?" "E se li portassi entrambi? Magari tolgo qualche maglietta, tanto posso comprarne qualcuna là come souvenir!" Queste sono le domande che mi pongo ogni volta.

Nella maggior parte dei casi è l'obiettivo ad avere la meglio su un paio di magliette.

In fondo è una buona scusa per fare un po' di esercizio fisico; gli obiettivi pesano più delle magliette.

E poi vuoi mettere? Chi non ama le t-shirt con i nomi dei posti che va a visitare? Sono così cool...(figo, l'avevo già usato, e poi parlo di viaggi in posti esotici, quindi un inglesismo ci stava proprio bene).

Ma perché, secondo voi il paesino fuori porta non merita comunque un bello zaino colmo di obiettivi? Ma certo che si! E non immaginereste mai la gioia della mia ragazza quando mi fermo a cambiare obiettivi come abiti le vallette di Sanremo (ci sono ancora le vallette a Sanremo, no?).

Nei casi peggiori (come il mio) la diatriba non si esaurisce su quali e quanti obiettivi portarsi, ma anche sul numero delle macchine da portarsi dietro: la quantità e la varietà, di solito, sono direttamente proporzionali alla distanza che devo percorrere. Se il viaggio è lontano avrò sicuramente bisogno di fare anche qualche video, quindi non potrà mancare la GoPro. Altre volte, specialmente se viaggio in compagnia,  mi sobbarco anche il peso della fotocamera istantanea e delle sue cartucce. 

Così posso anche crearmelo istantaneamente il souvenir. Bello, no?

E ora che non possiamo più uscire di casa per la quarantena, cosa possiamo fare? Come posso alimentare la mia passione? Esco di nascosto e rischio la denuncia? No.

Cambio residenza e vado a vivere in campagna? Magari!

E allora, che fare?

Beh, ci sono tanti modi per non mettere da parte la passione per la fotografia. 

Intanto vi consiglio di comprarvi un buon libro. Io ne ho presi due; considerando l'impossibilità di uscire, ho pensato di investire il mio tempo per ampliare le mie conoscenze. 

Il primo è un manuale sul ritratto,("Ritratti") il quale spiega tanti piccoli "trucchetti", che poi in realtà sono degli accorgimenti tecnici su posa, luce, inquadratura e quant'altro, davvero molto utili, sebbene si tratti di un libro basico. 

Il secondo, "Fotografia creativa" di Franco Fontana (del quale ho parlato in un articolo precedente), è un libro più pratico, una sorta di "eserciziario" per "svegliare l'artista che dorme dentro di te" (come spiega l'autore).

Un altro consiglio che posso darvi è di cimentarvi in quei generi fotografici che si possono tranquillamente praticare tra le mura domestiche, quali l'astrofotografia (a patto di avere un teleobiettivo degno di questo nome), il ritratto, lo still life, la macro ed il "nuovissimo" (e super inflazionato) food photography. Per quest'ultimo genere, a mio avviso, basta un comunissimo smartphone, poiché, salvo rarissime eccezioni, la totalità di queste foto verranno immediatamente condivise e/o pubblicate su dei social network.

Considerando la difficoltà intrinseca nell'astrofotografia, che implica il possesso di un buon teleobiettivo per ottenere dei risultati apprezzabili, così come per la macro che necessità di una lente adatta, in grado di mettere a fuoco a ridottissime distanze, non mi soffermerò su questi generi. 

Per questi motivi li ritengo due generi che implicano una preparazione e una dotazione tecnica per le quali non ci si può improvvisare da un giorno all'altro. Concentriamoci quindi sugli altri due generi: ritratto e still life:

il primo ovviamente, se siete soli a casa, non mi sento di consigliarvelo. Certo, c'è lo scatto temporizzato, ci sono app e telecomandi che permettono di fare degli auto scatti, ma personalmente io non mi sento molto a mio agio dall'altro lato dell'obiettivo. Chiaramente se siete dotati di cavalletto e tanta pazienza, con l'inquadratura giusta e la luce giusta anche il più brutto anatroccolo può ambire a scalzare il cigno dal trono di star del selfie.

Ma se avete una modella o un modello a vostra disposizione, la musica cambia. Il tutto diventa molto più interessante e facilmente controllabile. 

Qui ora diventa una vera sfida tra te e la luce. Studia bene le pose, analizza i punti di forza e di debolezza del soggetto e potrai passare delle ore come se fossi in uno studio fotografico. Se poi si hanno delle luci a disposizione (ed un minimo di spazio) le possibilità per una buona riuscita aumentano.

Il genere dello still life, analogamente a quello del ritratto, presuppone che ci sia un soggetto fermo in posa, in questo caso si tratta di un oggetto inanimato, o una serie di oggetti. Anche qui la maestria nell'uso della luce è doverosa; ma cosa più importante, è necessaria un'attenzione minuziosa, quasi maniacale, alla composizione, visto che nella maggior parte dei casi si fotografano oggetti comuni a tutte le abitazioni (cesti di frutta, vasi di fiori o soprammobili ecc). Anche in questo caso, procurarsi delle luci "fai da te" può aiutare sia a passarsi il tempo che ad ottenere un risultato ottimale.

Un'altra cosa divertente e costruttiva che potete fare è cimentarvi in un contest fotografico per mettervi alla prova. Il tempo c'è, perché non tentare?

Non accampate scuse, alzatevi dal divano e scattate!

Buona luce.


Scrivi commento

Commenti: 0